Alcune considerazioni sul CLIL e sulle attività di lingua e contenuto
1. L’approccio metodologico CLIL
Il CLIL è un approccio metodologico (//www.indire.it/eurydice/content/index.php?action=read_cnt&id_cnt=1186) che prevede l’insegnamento-apprendimento di un contenuto in una seconda lingua o, come dicono Llinares, Morton and Whittaker (2012) «[...] un approccio educativo bilingue in cui lo studio di un contenuto accademico è unito all’uso e all’apprendimento di una lingua straniera [...]». L’acronimo nasce negli anni ‘90 ma, in realtà, esperienze molto simili al CLIL sono presenti già dagli anni ‘60 del secolo scorso.
L’acronimo contiene la parola contenuto, termine piuttosto vago poiché in genere ogni tipo di apprendimento prevede un contenuto. Tale definzione comporta il proliferare di esperienze pseudo CLIL che spesso assomigliano più a lezioni di civiltà (che sono sempre state presenti nei curricola per l’insegnamento delle lingue straniere) piuttosto che di CLIL. Per fare in modo che vi sia un apprendimento significativo nel CLIL dovrebbe, invece, esserci un substrato contenutistico forte legato alle materie che vengono insegnate a scuola. L’altro termine presente nell’acronimo è lingua. Anch’esso non sempre risulta chiaro in quanto il concetto di lingua è, anche tra i linguisti stessi, molto variabile. Certo è che il CLIL prevede che sia il contenuto sia la lingua (più o meno implicitamente) siano oggetto di apprendimento (Coonan, 2007). L’idea di porre sullo stesso livello la lingua e il contenuto non è nuova (Mohan, 1986) e, in generale, è abbastanza impensabile pensare di dividere il concetto di contenuto da quello di lingua.